Relazioni autentiche nella scuola: costruire comunità in un’epoca distratta
Viviamo in un tempo in cui essere connessi non sempre significa essere davvero vicini. Smartphone, social network, schermi ovunque: tutto sembra progettato per ridurre le distanze, eppure, spesso, ci ritroviamo soli, distratti, disorientati.
E allora, che senso ha parlare di comunità all’interno della scuola?
È ancora possibile costruire relazioni autentiche tra studenti, insegnanti, famiglie?
Qui da noi, ci crediamo profondamente. Perché la scuola non è solo il luogo dove si apprendono contenuti, ma soprattutto uno spazio dove si impara a vivere con gli altri. Dove si cresce, insieme.
Perché parliamo di “comunità” e non solo di “classe”?
La classe è un gruppo. La comunità è qualcosa di più: è un legame.
È sentirsi parte di qualcosa, riconoscersi in una visione comune. Significa sapere che puoi sbagliare e rialzarti, perché qualcuno ti tenderà la mano. Significa condividere il tempo, i successi, le difficoltà, il silenzio.
Nella nostra scuola, la comunità non è un concetto teorico. È la base. È ciò che permette a ogni ragazzo e ragazza di sentirsi visto, accolto, ascoltato.
In un mondo che spinge verso la competizione, noi scegliamo la collaborazione. In un sistema che misura tutto, scegliamo di dare valore anche a ciò che non si può quantificare: l’empatia, il rispetto, la presenza.
Come si costruiscono relazioni vere in un tempo pieno di distrazioni?
Con pazienza. Con tempo. Con scelte precise.
Qui da noi, ogni relazione è coltivata. Nulla è lasciato al caso. Gli spazi sono pensati per favorire l’incontro. I progetti si costruiscono a partire da chi abbiamo davanti, non da un programma preconfezionato.
Educare significa prima di tutto ascoltare.
E per ascoltare serve silenzio, attenzione, rispetto. Tre cose che spesso sembrano mancare nel mondo là fuori. Ma che, in un ambiente educativo sano, possono tornare ad essere centrali.
Qual è il ruolo degli adulti nella costruzione di comunità?
Fondamentale.
Ogni educatore è prima di tutto un esempio. Il modo in cui parliamo ai ragazzi, come ci relazioniamo tra colleghi, come gestiamo i conflitti… tutto comunica.
In una vera comunità educativa, il docente non è solo colui che insegna: è un adulto di riferimento, una guida, un testimone.
Chi entra nella nostra scuola lo percepisce subito: c’è un’energia diversa, fatta di cura e presenza. Non si tratta di essere perfetti, ma di essere autentici.
Cosa chiedono davvero i ragazzi, al di là dei contenuti?
Chiedono di essere visti.
Chiedono di contare qualcosa.
Chiedono di essere accolti così come sono, con le loro fragilità, i loro sogni, le loro domande.
Non cercano solo lezioni: cercano relazioni.
E quando sentono che queste sono vere, tutto cambia. Anche l’apprendimento diventa più profondo. Anche l’impegno cresce, non per dovere, ma per senso di appartenenza.
Quali sono i gesti concreti che fanno la differenza?
A volte basta poco.
Un buongiorno detto guardandosi negli occhi. Un momento di ascolto vero, non solo formale. Un incoraggiamento dopo una delusione. Un tempo dedicato a parlare, senza fretta.
Nel nostro ambiente scolastico, tutto questo non è accessorio. È parte integrante del percorso educativo.
Costruire relazioni sane non è tempo sottratto al programma: è tempo che dà senso al programma.
La comunità come antidoto alla solitudine
In tanti, oggi, si sentono soli anche in mezzo agli altri.
La scuola può diventare un presidio di umanità. Un luogo dove si sperimenta una presenza diversa, che non giudica ma accompagna.
Una comunità vera non cancella i problemi, ma li affronta insieme. Non nega le difficoltà, ma crea le condizioni per superarle.
E quando questo accade, la scuola smette di essere un “posto da frequentare” e diventa uno spazio da abitare.
E fuori da qui, cosa resta?
Resta il ricordo di relazioni che hanno fatto bene.
Resta il modo in cui si è stati accolti, guardati, ascoltati.
Resta il senso di essere stati parte di qualcosa di più grande.
La vera eredità di una scuola non sono solo le conoscenze trasmesse, ma le persone che ha contribuito a formare.
E se queste persone sanno costruire relazioni autentiche anche nel mondo, allora il nostro compito è riuscito.
Una scuola che educa con la testa, ma anche con il cuore
La sfida educativa oggi non è solo quella di “insegnare bene”. È quella di essere presenti. Di costruire ambienti dove i ragazzi possano fiorire, non solo performare.
La relazione è il cuore di tutto. Senza relazione, non c’è apprendimento. Senza comunità, non c’è crescita.
Qui da noi, scegliamo ogni giorno di rimettere al centro l’essere umano, prima ancora dello studente.
E in un mondo che corre veloce, distratto e frammentato…
forse questa è la rivoluzione più grande che possiamo offrire.
Come il progetto “Smart City” di IEXS School costruisce una comunità solida dove nessuno si sente solo?
Il progetto “Smart City” di IEXS School è un ecosistema educativo e sociale innovativo che trasforma la scuola in il cuore pulsante di una comunità sostenibile e autosufficiente. Mira a integrare l’apprendimento esperienziale con l’economia circolare, promuovendo l’inclusione di studenti e imprenditori e favorendo un ambiente di collaborazione, benessere e sviluppo personale, dove nessuno si sente isolato. Attraverso laboratori, coworking e servizi condivisi, genera un impatto positivo e duraturo sul territorio.
Solo con legami profondi possiamo dare alla scuola il cuore di cui ha bisogno per affrontare le sfide di oggi.



